P O E S I E

Po chi sa tùrtura - Sandalia - Beni qui... - E ti àntas, ti àntas... ...
L’alternarsi del giorno e della notte - Madre - Sa crapa’e Sa Pramma

Po chi sa tùrtura

Amus ingabbau su sole!
E truncau sos pattos chin sa luche
Ma de itte nos ammus a bantare,
pustis de mazzar d'annos
de libros,
e d'imbentos,
e de conquistas d'astros,
si su coro est firmu
a sa notte 'e su Cainu?

Sa luna 'e sos disizos
l’amus prena de odiu,
e ispàrtinat focu
supre de s'inversu.
Ma bastat,
custa boria maleitta
de sar medallar d'oro in sa pettorra
e ogni medalla bàlet chentu concas!

Bàstan sos monumentos
ch'artian' a goria
sa morte 'e s'innossenzia.
Torremus a naschire
po collire
in verzines campos,
frores
chin basos,
de labras,
de amore,
po chi,
in su nidu 'e sa tùrtura,
non nos cantet s'istria.

Pietro Sotgia


Dorgali, estate 2004

Sandalia

Monti di gineprai
affondano radici
su un cuore di vulcano.

Ciclopi palleggiano
massi immani
ed innalzano
altari a Deità
d'acqua sorgive.

Strimpellano
chitarre di vento
in campi assolati di sogni
sospesi in un tempo infinito.

Pietro Sotgia

Beni

Bènimi chin su sole
de sar miradas tuas
po chi sos ocros mios si pàscan
de cuss'incantu
ch'aperin chelos
a iscaccallios de risu.

Bènimi chin cuddos
passitteddos
chi mi dànzan
in coro
furisteras melodias
e bisiones d'astros lontanos

Bènimi chin su cantu
che codda 'oche tua
chi s'anima m'inundat
de cantones de vrores naschinde.

Bènim'
e porrim'
in manos
su donu 'e sa vida,
che un'Ostia d'amore.

Bàttumi
su chi su sole non connoschet.

Pietro Sotgia

E ti àntas, ti àntas.....

Mai morta
sa memoria,
de cando
isionande entidades
ti pintàs in sa roca sor disizos;
e de cando
fist’astore
in sa vuresta.
Da-e pàmpals ti pèsas
p’orizzonte pru’largu in sa pastura.

Oje,
da-e sètiu
in cradear d’oro,
chin su telecomando
t’aperis su sole,
trappande sa’nues,
e ti àntas, ti àntas....

Ti àntar
d’essere
su mer’e su mundu,
rodeande sa vrunza
a sa cara ‘e sa luna,
ch’er zirilla in sa notte
e t’es cumpanza.

Iscravu ‘e tent’ettotu,
che a sempere, da-e s’arvore ‘nde collis
su vruttu ‘e su dolore,
e galu lassa ruere
sar fozas de rosa in su pruere!

Mai morta
sa memoria ‘e su sambene!
Ti ses pesau a rizzu in sa carena:
Ma in sos campor de su coro
se’semper
sighind’
a andar’a pàmpalas.

Pietro Sotgia

*Pàmpalas: a quattro zampe.
Pseudonimo: Caaddaris.

L’alternarsi del giorno e della notte

E che cosa si è potuto mietere
dal dolore dei trapassati cieli,
dallo strazio delle albe desolate
sopra mari dolenti di pietra
dove il tempo era solo
un protrarsi di pene?

L’alternarsi del giorno e della notte
l’alternarsi del sonno e della veglia.

Che si capisse quale ammonimento
ci dà il sole ad ogni alba!

Per innalzare i fiori della vita
a cieli innocenti di un amore;
che ci rendesse eterni i pochi istanti
cui palpitasse un cuore, a voce piena.

Pietro Sotgia

Madre

Saranno i bagliori dell’estate
a rinverdirti gli occhi dell’eterno.
Sarà l’inverno bianco dei mandorli
a rifiorirti gemme d’amore.
Sarà il colore della luna
a rivestire le notti della terra.
Sarà la sera interinata dei ricordi
fatti mai sordi al tuo richiamo.
Sarà il patio ove cerchiamo insieme
le giornate perdute
sotto la cute del vento
sotto cento promesse
spesse volte negate al cuore.
Ma, ed eccolo il tuo sorriso mai spento
sulle labbra del mio firmamento
a filare
l’ultimo tessuto della vita non doma.
Tu, ancora, sempre, sei, come
nel ricordo:
il mattino
nella notte che scompare.

Pietro Sotgia

 

 

Sa crapa’e Sa Pramma

Era già l’ora che volge... ...

Discese l’indomita, la selvaggia
Capra, la modella della montagna,
l’aquila mammifera dei picchi,
sospesa ad un filo di nuvola,
sospesa ad un filo di nuvola,
sovra il mondo,
in missione evangelica,
fra i suoi simili,
d’ogni sembianza:
Gli abitanti dell’ossuto pianoro basaltico
de Sa Pramma,
ove si estende
fino all’orlo del precipizio, ove toneri,
bruni candelabri di vulcano fan
la guardia al sinuoso Cedrino,
il più poetico fiume della Terra.

Qui, la Natura riposa.

Era già l’ora che volge
al desio
, in cui il giorno
si concede al mantello della notte.
Il silenzio sussurra
sconosciute melodie;
stimola l’eco di mille vite trascorse;
incalzano i pensieri
sull’età dell’Universo.

Sotto un immenso olivastro, dalle
radici di pietra, cui il tempo
non conta più gli anelli,
accovacciata in comunione d’anima:
un’Arca terrestre. In cerchio d’armonia,
tutt’intorno alla loro Regina,
(la filosofica Capra), i neri suini
di fianco gli agnelli; un’oca, una quaglia,
ai piedi del superbo torello;
e uccelli cantori, e galline di prato,
stavan sui rami del sempreverde olivastro;
serena la sera; sereni gli animali.

Ma a un tratto:
si alzò la Regina.
Leggera e silenziosa, verso me d’incontro,
come ambasciatrice del suo Regno
come ad esprimere un giudizio
sullo stato del mondo; per un
dialogo senza sillabe.

Esitò un istante
davanti al mio cospetto:
non per soggezione, ma volle sincerarsi
se pur nelle mie mani
s’annidava la polvere omicida
che fulmina
l’innocenza delle allodole.
Solo allora…… accettò
le mie carezze, sulla fronte,
sul lindo manto della sua pelle.

E raccontò degli alberi, dei fiumi
del sole e della luna;
il vento e la terra, che
conobbe, ancor prima che il respiro
fosse concesso all’uomo,, ove un dio
gli concesse un’anima: e divenne
il padrone del mondo!

Ma a Lei, in cambio
era rimasto un cuore....

E da quegli occhi
lasciò cadere
sulle mie mani, una lacrima:
per l’Uomo.

Pietro Sotgia


 



Pietro Sotgia

 

Pietro Sotgia è nato nel 1925 a Dorgali.

Ha pubblicato per le Edizioni Maestrale una raccolta di 63 liriche, in limba e in italiano, dal titolo “Per un istante almeno”.

La sua casa in una via antica di Dorgali è una collezione di coppe, targhe, pergamene e riconoscimenti dei tantissimi premi che nel corso della carriera poetica ha ricevuto.
Una sua poesia dedicata all’eccidio di Marzabotto è parte integrante di un monumento nel paese emiliano. Ha ricevuto premi anche a Roma, Terni, Firenze, Caltanissetta e Bologna.



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