TartessoConoscere Amare Sardegna
Conclusioni

Intorno al 500 a.C. le cronache di viaggio non parlano più di Tartesso che da quel momento in poi entra nella sfera del mito.
Intorno al 500 a.C. Cartagine dichiara di avere il controllo sull'isola di Sardegna, più verosimilmente limitato ad una parte delle aree costiere.

Non si hanno prove documentali e neppure archeologiche, ma possiamo presumere che negli scontri fra Sardi e Punici le città dell'isola non si siano schierate tutte dalla stessa parte(1).
E' probabile che alcune abbiano deciso, non tanto di schierarsi con Cartagine, quanto di accettare pacificamente l'ingerenza punica nei propri affari, in cambio della protezione nei confronti di altre città sarde "avversarie" sia in campo politico che commerciale.

Si vuole qui affermare l'esistenza in Sardegna, nel VI sec. a.C.(2) (con origini già diversi secoli prima), di più Regni, aventi ciascuno a capo una o più città guida.

La "fondazione" di Nora nel IX sec. a.C. da parte di Tharros, in un territorio esterno a quello d'influenza politica della città, sarebbe allora la risposta all'azione ostruzionistica nei confronti dei traffici navali Tartessi verso e dal sud della Sardegna operata dai Sulcitani(3).
La fondazione della colonia indica anche un vuoto di potere in quell'area del meridione dell'isola, che doveva essere parte del regno che gravitava intorno al Golfo di Cagliari.(4)

I Sulcitani erano un popolo nuragico che aveva rapporti ancora non del tutto chiariti con gli Etruschi : è infatti attestato in Etruria il gentilizio Silketenas(4) che ricorda troppo da vicino quello dei Sulcitani tanto che M.Pittau ne propone una possibile corrispondenza.
I Sulcitani potrebbero quindi aver deciso di mantenersi neutrali, almeno nello scontro decisivo fra Punici e Sardi delle città.
Tharros potrebbe invece essere stata costretta alla resa, che comportò la perdita di una serie di privilegi fra i quali l'autonomia politica.
La ricerca archeologia nell'area della città (collina di su Muru Mannu) ha constatato l'assenza di distruzioni in periodo fenicio-punico(5).

Cartagine, pur essendo figlia di Tiro, non era né un alleato commerciale né assunse un atteggiamento di riguardo nei confronti di una terra che aveva forse contribuito alla fondazione della stessa Tiro, sicuramente ai suoi progressi nel campo della nautica.
Cartagine doveva conquistare la Sardegna o almeno il controllo dei suoi mari e portare così a termine il progetto di dominio di una parte del Mediterraneo occidentale, che consentì alla città fenicia di rendere inaccessibili ampi tratti di costa nordafricana e le principali isole di questo specchio di mare. Insieme a questo Cartagine promosse una campagna di disinformazione (durata oltre due secoli) volta a condizionare gli avversari politici e commerciali.
I punici nascosero ad arte non solo le rotte verso alcune ricche terre, ma anche l'esistenza stessa di alcune di esse; oppure fecero circolare informazioni fuorvianti relative a viaggi fantastici, tanto che non solo i romani si sono inventati una Lixus nelle coste atlantiche marocchine, ma ancora oggi stiamo vanamente ricercando la mitica Cerne là dove non è mai esistita !

La Sardegna, che mai era apparsa esplicitamente nelle carte geografiche prima di allora, ma che veniva indicata in vario modo dato l'alone mitico che avvolgeva le sue città e i suoi abitanti(6), divenne l'isola Sarda e nulla più per oltre 2 secoli.

Se oggi non ci bastano gli innumerevoli resti che l'archeologia ufficiale ha difficoltà anche a censire, le tante meraviglie architettoniche che tali erano anche per i maestri ellenici (è questo un caso unico nel Mediterraneo occidentale, mai sottolineato abbastanza), le iscrizioni nuragiche, ecc. ecc., cerchiamo di rileggere con attenzione i pochi testi degli antichi che sono arrivati fino a noi(7) e che contengono importanti riferimenti alla nostra isola ancora non del tutto decifrati.

Uno fra tutti è la straletta Geografia Tolemaica, dove, oltre a moltissimi nomi di località che sembrano confermare, come proposto da G.Sanna(8) la coesistenza nell'isola di due etnìe principali, una Indoeuropea, l'altra Cananea, preesistenti la presunta età delle colonie fenicie, sono riportati i nomi dei popoli principali presenti allora in Sardegna che dobbiamo leggere con maggior attenzione e rispetto della fonte(9).
Fra gli altri, vogliamo qui ricordare due nomi, nella forma riportata nei codici ritenuti più antichi, più vicini all'originale Tolemaico :
     1) Kunusitani
     2) Keltini o Kelsitani

I primi, e lo dice E.Pais(10) la cui autorità non può essere messa in discussione, ricordano i Cineti (o Cinesi) di Erodoto(11); noi con minor timore di alterare un dogma per gli accademici, diciamo che i due nomi coincidono. Erodoto li chiama Kyneti o Kynesi (con la y che "si pronunzia come l'u francese o lombardo"(12)) e la differenza fra i due nomi è rappresentata dal suffisso etnico -itani presente nel codice Tolemaico. Tale popolo è secondo Erodoto quello che abita le regioni più occidentali conosciute dell'Europa ! Vedete allora quanto erano così vicine alla Sardegna quelle estreme regioni Europee a metà del I millennio a.C. ?
Il secondo nome è altrettanto sorprendente perché, a meno del solito suffisso etnico -itani, di cui è in parte depurata la prima versione, si tratta inequivocabilmente di Celti, il popolo che in Erodoto è appena più ad est rispetto ai Cineti. Proprio così, come ha intuito S.Frau, come riferisce Ecateo, come conferma l'archeologia, un popolo conosciuto come dei Celti, forse i discendenti di coloro che lasciarono quel nome più a settentrione nel continente europeo (dove i locali lo adottarono come loro secondo nome) abitava in Sardegna, distinto dagli altri del luogo, ancora i primi secoli d.C. In tanti diranno : i Celti della Sardegna sono arrivati come deportati in età romana. Ed è qui che si manifesta tutta l'importanza dell'informazione Tolemaica : nessun popolo del continente europeo era conosciuto col nome di Celti già da diversi secoli (pare che ad es. i Galli usassero chiamarsi Celti fra loro, ma non è chiaro allora il significato da loro attribuito al nome !). Possiamo andare oltre e affermare che questo è l'unico documento che lega un popolo di definita appartenenza geografica al nome Celti(13).
Le conseguenze e implicazioni di questo fatto sono tutte da capire e da studiare.

Torniamo un attimo ai Cunusitani (i Cineti di Erodoto) e ricordiamo quanto già proposto in altro luogo(14) e cioè la corrispondenza del nome Ichnusa dato dai greci all'isola di Sardegna e il nome di questo popolo : come era loro abitudine, i greci ellenizzarono un nome che non capivano, usando un termine greco foneticamente vicino a quello indigeno : Ichnusa (orma del piede) in luogo di Cunusi (o Cnusi o qualcosa del genere).
Quel popolo che Erodoto riferisce due volte nelle sue Storie, che non colloca nella penisola Iberica perché non ne conosce l'esistenza, che doveva rivestire una qualche importanza anche per il solo fatto di essere citato, che al solito scompare più tardi nella penisola Iberica(15) (per il semplice motivo di non esserci mai stato !) aveva indotto altri greci a denominare una porzione dell'isola sarda col loro nome.
Per capire di quale parte si trattasse dovremmo tradurre meglio quella parte della geografia tolemaica e interpretare meglio i dati archeologici sulle presenze greche nell'isola appena prima delle guerre sardo-puniche.

Tutti i dati presentati, per quanto incompleti, portano a concludere che la Sardegna prepunica era, nelle cronache di viaggio degli esploratori greci e fenici, molto più dell'isola a forma di orma di piede, della terra di conquista per lo spagnolo Norace, per il libico Sardo, per i Lidi dell'Anatolia, per i greci al seguito di Iolao, Dedalo, Aristeo, per i fuggiaschi Iliesi dalla disfatta di Troia, ecc. ecc.
TharrosLa Sardegna era quella terra dell'occidente dove si realizzò, più che in ogni altro luogo dell'antichità, con la sola eccezione di un'altra grande isola del Mediterraneo, Creta, il punto d'incontro fra occidente e oriente, fra civiltà del levante, cultura ellenica, cultura celtica e la trascurata cultura dell'africa nord-occidentale.
L'archeologia racconta fin troppo bene quest'incontro registrando il ritrovamento sia di elementi tipici delle diverse culture, nello stesso contesto, sia prodotti di sintesi che nella loro originalità raccontano non l'isolamento e l'arretratezza delle genti isolane, né un atteggiamento di puro assoggettamento alle novità culturali portate dai nuovi venuti.
La Sardegna fu la terra dove si confrontarono e forse si fusero lingue, religioni, costumi il cui risultato fu una cultura dai caratteri propri che a sua volta fu in qualche modo capace anche di condizionare le stesse culture dominanti che ebbero a che fare con essa.
La Sardegna fu protagonista in quell'estremo occidente conosciuto e una delle sue regioni era abitata da antichi dominatori dei mari e di un vasto regno, dai vicini di casa dei Cineti e dei Celti :

Tartesso era la Tharros Sarda !

Mario Cabriolu
Villacidro, ottobre 2006

Tartesso
nel mito
Tartesso
e la penisola Iberica
Tartesso
e la Sardegna
Il fiume Tartesso,
la via dello stagno
Tartesso
ed Erythia
Le città dell'isola
e la guerra
nel Mare Sardo
Appendice :
Tartesso e La Bibbia
Bibliografia

NOTE

  1. così come succederà in seguito, già nella seconda guerra punica e sotto il dominio romano, quando le città Sarde non seguirono la stessa politica di alleanze

  2. M. Cabriolu, Sardegna è Atlantide ?

  3. Sulla posizione della città di Sulki e il territorio di influenza si veda M.Cabriolu e G.Vargiu, Cercando Metalla - La geografia antica del Sulcis, ed. Envisual, Carbonia 2005

  4. Un'altra anomalia, una lacuna indecifrabile, in tutti i peripli dell'antichità, è la non citazione di una qualche località importante nel golfo di Cagliari, a cavallo fra il VI e il V sec. a.C. L'archeologia ha testimoniato l'esistenza, nell'area intorno allo stagno di Santa Gilla, di insediamenti fenici per i quali non è ancora stato possibile definire ampiezza e territorio d'influenza. Se in quell'area sorgeva la capitale del regno Atlantideo, la scomparsa di tale centro di potere avrà provocato disordini soprattutto in quella regione e in questo senso riteniamo motivata l'azione dei Tartessi volta all'occupazione e al controllo di una località come Nora, posta sulla costa meridionale dell'Isola a costituire il porto privilegiato nei traffici da e per le prime Colonne d'Ercole.

  5. G. Purpura, Il naufragio nel diritto romano: problemi giuridici e testimonianze archeologiche, in Annali Università di Palermo, XLIII, 1995, pp. 463-476.

  6. E. Acquaro C.Finzi, Tharros, Sardegna Archeologica guide e itinerari, Carlo Delfino editore, p.18

  7. Abbiamo visto che era difficile raggiungere l'isola via mare. Più facile era aver notizie indirette ma, in quanto tali, rimaneggiate e mitizzate.

  8. Come ha fatto egregiamente S.Frau nel citato Le Colonne d'Ercole e più di recente G.Ugas, l'Alba dei Nuraghi, Ed. Fabula, 2006

  9. G. Sanna, Sardôa Grammata, op. cit

  10. Si veda al proposito P.Meloni, La geografia della Sardegna in Tolomeo (Geogr. III, 3, 1-8), NBAS 3/1986 e M.Cabriolu e G.Vargiu, Cercando Metalla, op. cit., p. 199 e segg.

  11. E.Pais, La Sardegna prima del dominio romano, Roma 1881, p. 26 I

  12. Cinesi sono citati in Erodoto, Storie, libro II.33, i Cineti in Erodoto, Storie, libro IV.49

  13. G. Perrotta G. Morelli, MOYSA Grammatica greca, Cappelli editore, Bologna 1979, p. 8

  14. Riportiamo una frase tratta da T.G.E. Powell, I Celti, op. cit., p.13 "Il nome Celtici sopravvisse nella Spagna sud-occidentale fino in tempi romani e questo sembra essere l'unico caso in cui il nome di questo popolo a così grande diffusione trovò un ricordo geografico". Il famoso studioso, oltre a non conoscere il caso sardo, non chiarisce bene il fatto che quei Celti della Spagna, come popolo, avevano nomi ben definiti, diversi da quello.

  15. M.Cabriolu e G.Vargiu, Cercando Metalla, op. cit.

  16. Abbiamo un ulteriore esempio nel caso dei Cineti, di quanto greci e latini fossero soliti manipolare i nomi indigeni: in alcuni geografi latini il nome, sconosciuto dai locali, viene attribuito alla terra ritenuta la più occidentale dell'Europa (sulla stregua delle dichiarazioni di Erodoto) : l'attuale Capo S.Vincenzo era noto come il promontorio Cuneus !

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