TartessoConoscere Amare Sardegna
Tartesso
e la penisola iberica

Insieme al frammento di Stesicoro (di cui parleremo in seguito) e alla descrizione presente nell'Ora Maritima di Avieno, l'altra testimonianza più antica che consente una localizzazione di Tartesso è quella riportata nelle Storie di Erodoto (484 cr., 425 cr. a.C.). Si tratta del famoso fuorirotta della barca guidata da Coleo di Samo che, spinto da venti di levante, oltrepassò le colonne d'Ercole e approdò nel mercato di Tartesso(1).
Erodoto nella sua opera cita diverse volte i Sardi, i Corsi, gli Iberi, i Liguri, i Celti per cui potremmo supporre che, essendo capace di fare distinzioni etniche fra questi popoli, conoscesse anche le relative terre di provenienza.
Se lui avesse avuto notizie certe sulla posizione di Tartesso, così come si è dilungato, in maniera quasi ossessiva, nel descrivere le distanze relative dei popoli libici, non avrebbe forse fatto sfoggio di erudizione ? (Anche perché sarebbe stato uno dei primi in tal senso). Se avesse saputo che Tartesso era in Sardegna lo avrebbe detto.
Non ha però neppure detto che Tartesso era in Iberia, in quell'Iberia della quale per altro non conosciamo l'esatta collocazione assegnata dai greci fra il VII e il V sec. a.C. ! Dobbiamo concludere più semplicemente che Erodoto non sapeva, e non sapevano le sue fonti.
Da altre indicazioni raccolte all'interno della sua opera ci è possibile però trarre ulteriori fondamentali informazioni che allontanano Tartesso dall'attuale Spagna.
I vari commentatori oggi si dilungano sulla conoscenza, da parte dello stesso Erodoto, dell'occidente libico fino all'Oceano Atlantico !
Questo fatto ha importanti conseguenze perché se lo storico greco conosceva bene le terre libiche mediterranee possiamo presumere che conoscesse altrettanto bene quelle Europee a loro opposte ! Se Tartesso si fosse trovata entro il Mediterraneo Erodoto lo avrebbe saputo e quindi riferito con chiarezza.
Popolamento del Sirti
Tratta da Henri Lhote, Alla scoperta del Tassili
il Saggiatore, Milano 1959, p. 181


La cartina IV, tratta dall'opera di H.Lhote, è esattamente quella che noi stessi costruiremmo seguendo passo passo la descrizione della Libia nel IV libro delle Storie di Erodoto.
La descrizione si ferma al confine con le terre dell'impero di Cartagine nel V sec. a.C., così come interpretato anche da S.Frau.
E sul versante Europeo fin dove arrivavano le sue conoscenze?
Erodoto, Storie III.115 : "per quelle d'Europa (regioni estreme, ndr), a occidente, non posso dire nulla con sicurezza poiché io non credo che dai Barbari sia chiamato Eridano un fiume che sbocca nel mare settentrionale e dal quale verrebbe l'ambra; come non so che vi siano delle Isole Cassiteridi, dalle quali ci verrebbe lo stagno. Poiché, nel primo caso il nome stesso, Eridano, ci rivela che si tratta di un nome greco, non barbaro, inventato da qualche poeta; nel secondo, per quanto io mi sia adoperato, non sono riuscito a sentire da alcun testimonio oculare che vi sia mare al di là dell'Europa: certo è che lo stagno e l'ambra vengono a noi dagli estremi confini d'Europa."
Erodoto, Storie IV.8 : "Gerione abitava, dicono, fuori dal Ponto, avendo la sua residenza nell'isola che i Greci chiamano Erithia, presso Gadeira, oltre le colonne d'Ercole sulle rive dell'Oceano. Quanto all'Oceano, essi dicono, sì, a parole, che ha origine là dove si leva il sole e che scorre tutto intorno alla terra, ma in pratica non ne danno alcuna prova."
Ho evidenziato alcuni passi che possiamo così riassumere : Erodoto non ha alcuna certezza dell'esistenza di un mare, ad occidente, oltre l'Europa; ribadisce che di questo mare, l'Oceano, non vi sono le prove del fatto che scorra tutto intorno alla terra.
Non solo : ha cognizione molto vaga dei luoghi dai quali proverrebbe lo stagno e l'ambra; eppure Tartesso era la terra dello stagno ! E' fondamentale anche il fatto che Erodoto parli insieme di ambra e stagno, che evidentemente raggiungevano, a partire dall'estremo occidente, gli stessi empori (Massalia?) da cui Erodoto (o la sue fonti) poteva trarre informazioni.
Accostiamo a queste considerazioni altre, altrettanto note :
Erodoto, Storie I.163 : "Questi Focesi furono i primi dei Greci a darsi ai grandi viaggi e furono essi a scoprire il golfo Adriatico, la Tirrenia, l'Iberia e Tartesso. Non navigavano con battelli da carico, ma con navi a 50 remi. Giunti che furono a Tartesso, s'assicurarono l'amicizia del re dei Tartessi, di nome Argantonio..."
Qui Erodoto è molto più sicuro, parla di fatti certi ! Parla di un'Iberia e di Tartesso (distinte) dove i commercianti greci giungevano via mare: quel mare non era l'Oceano al di là dell'Europa !

Tartesso di Erodoto
L'Iberia e il Tartesso di Erodoto

Tolti l'Adriatico e la Tirrenia, come è evidenziato nella figura sopra, manca al computo dei bacini che compongono il Mediterraneo occidentale, gran parte del cosiddetto III bacino : Erodoto qui, più o meno consciamente, intende con Tartesso non solo una terra ma anche il relativo mare !

La successione descritta da Erodoto "Tirenia-Iberia-Tartesso" è praticamente quella seguita nelle rotte verso i mercati occidentali dai mercanti greci prima, dai coloni ellenici poi. L'Iberia non andava oltre l'attuale Catalogna; questo spiega l'ignoranza di Erodoto sull'esistenza di un mare oltre il continente europeo !

Altri autori antichi esprimono chiaramente tali verità geografiche :

  • Eschilo ad es., sapeva che l'Eridano (l'attuale Po?) scorre nell'Iberia e il Rodano è un fiume iberico
  • Diodoro Siculo chiamava esplicitamente Iberi gli Acquitani
  • Scilace di Carianda, sulla costa compresa fra Emporium e il Rodano, non trova che Liguri mescolati ad Iberi, i quali coesistevano pacificamente, come popoli della medesima stirpe
  • il pseudo Aristotele pone i Liguri tra gli Iberi ed i Tirreni col medesimo significato geografico

Tartesso era la ricca terra posta lungo una delle vie battute nella strada di ritorno verso il Mediterraneo centrale !

rotte antiche nell mediterranneo
Sono evidenziate in figura alcune delle principali rotte battute dagli antichi lungo il Mediterraneo occidentale

L'Ora Maritima di Rufo Festo Avieno scritta nel IV sec. d.C. pare che si basasse su un antico periplo delle coste europee occidentali risalente al VI sec. a.C.. Tale opera sarebbe allora l'unica, contenente testimonianze su Tartesso contemporanee all'esistenza della famosa località, che ne testimonia la presenza nelle coste iberiche atlantiche !
Avieno fa coincidere Tartesso con Gadir e descrive, per sommi capi, la costa da Tartesso fino all'isola degli Hierni e a quella degli Albioni. Il tutto è inframmezzato da nomi così mediterranei, così familiari, così estranei a quelle terre atlantiche: mare Sardo, Liguri, promontorio di Venere, Ophiussa !

La critica oggi ammette l'errore di Avieno per la coincidenza Gadir=Tartesso ma è certa che le due isole degli Hierni e degli Albioni ricordate da Avieno fossero le attuali Irlanda e Gran Bretagna...la costa descritta era quindi quella Atlantica fra la Spagna e le due grandi isole. Anche in questo caso però, troviamo proposta nell'opera di S. Frau una diversa lettura critica della parte "arcaica" dell'opera, in assonanza con le dichiarazioni in premessa dello stesso Avieno. L'autore infatti dichiara di presentare una descrizione di una porzione delle coste Mediterranee.
Non dobbiamo più inventarci un mare Sardo fino a Gibilterra, non dobbiamo più andare a cercare la patria originaria dei Liguri sulle coste Atlantiche, non dobbiamo più giustificare la presenza di toponimi ellenici in terre dove i Greci non misero mai piede! .... Non dovremmo più cercare Tartesso in Spagna ! !

periplo di Scilace
Tratta da A. Peretti, Il periplo di Scilace
Giardini Editori, Pisa 1979, p. 24

E Gadir allora? Il mito di fondazione della colonia fenicia più occidentale in terra europea fa risalire tale evento all'XI sec. a.C. ma la maggior parte degli studiosi concordano sul fatto che, solo intorno alla fine del VI sec. a.C., con l'ascesa di Cartagine a potenza mondiale, a seguito della misteriosa decadenza di Tartesso, Gadir assunse un ruolo preminente in quell'area. L'una scompare l'altra fa la sua prima comparsa ufficiale!
Se accettiamo la coincidenza Cadice=la più antica Gadir ricordata dagli autori classici (il Mediterraneo, come sottolinea S.Frau, era ed è ancora pieno di Gadir(2)) questo non può in alcun modo costringerci a localizzare Tartesso in Spagna, soprattutto quando pensiamo al fatto che gli stessi Spagnoli, qualche secolo dopo, non avevano alcun ricordo della famosa località e del suo popolo !
C'è poi la testimonianza riportata nel Pseudo Scimno dove l'emporio di Tartesso è posto a due giorni di navigazione da Gadir. Questa informazione è considerata inattendibile anche da coloro che localizzano la nostra località in Spagna. E il perché è ben visibile dall'analisi della fig. precedente dove sono indicati alcuni percorsi via mare con relativi tempi di percorrenza : la tratta Gadir-foce del Guadalquivir è percorribile in meno di mezza giornata di navigazione.
Se la Gadir qui ricordata fosse una delle Egadi, o la gadir di Mothia, a due giorni di navigazione verso nord-ovest finiremmo sicuramente in Sardegna. Per utilizzare un termine di paragone altrettanto antico ricorriamo al Periplo di Scilace che, pur tanto avaro di informazioni sulla Sardegna, riporta le distanze dell'Isola dalle terre tutt'intorno : la distanza Sardegna e Sicilia è certificata pari a due giorni e una notte. Se i due giorni nel pseudo-Scimno sono da intendersi (come avviene quando mancano ulteriori chiarimenti) come l'insieme di 2 giorni + 2 notti, partendo da Lilibeo (o da Mothia, o da lì intorno), potremmo giungere fino ad un punto della costa occidentale molto vicino al golfo di Oristano !

Nell'Ora Maritima abbiamo infine alcune indicazioni sul territorio Tartessico che dovrebbero restituirci una porzione della configurazione antica della regione del basso Guadalquivir. Anche in tal caso le cose non tornano, tanto che si pensa a importanti modifiche di quei territori causate , in duemila anni, dal trasporto fluviale di detriti da monte verso valle ! Vedremo invece che quella descrizione è molto vicina ad una nota area Mediterranea. Altre testimonianze pongono Tartesso in una indefinita Iberia, in luoghi che non hanno riscontri nei geografi successivi. E' il caso di uno scoliasta alle Rane di Aristofane che ci informa di una Tartesso città iberica localizzata presso il Lago Aorno, lago infernale o lago dei morti, ovverossia "presso l'entrata all'oltretomba"(3) !

Fenici nella penisola iberica
Tratta da M. Botto, rapporti fra fenici e indigeni
nella Penisola iberica,
cit. fondazionecanussio.org

Come abbiamo visto nel primo capitolo, gli autori successivi alla scomparsa della città, Timostene ed Eratostene, Strabone, Pomponio Mela, Plinio e Tolomeo, ritenevano che Tartesso coincidesse con la città di Carteia.
Questa affermazione normalmente ci lascia indifferenti eppure ha una fondamentale importanza, del tutto sottovalutata: abbiamo a che fare con una schiera di geografi e storici antichi che avevano visitato quei luoghi e che disponevano di ben maggiori informazioni rispetto a quante non ne siano a noi pervenute. Quegli studiosi non erano influenzati, come siamo noi ora, dalle "recenti" supposizioni (divenute ormai dogma) sul posizionamento di Tartesso nell'Andalusia occidentale. Tutti loro ritenevano verosimile la corrispondenza Tartesso =Carteia; nessuno di loro, neppure Strabone che viene utilizzato come testimone attendibile da tutti, propone una localizzazione intorno alla foce del Gaudalquivir !

Tartesso è ormai legata, in maniera indissolubile alla Spagna, anche in virtù dei ricchissimi giacimenti metalliferi presenti nel suo territorio e per quel legame strettissimo espresso e ribadito nel mito fra i metalli e la città di Tartesso (ulteriore fattore che la accomuna alla Tar-shish biblica).
Ma questo non è un elemento peculiare ed esclusivo della terra Spagnola e non è neppure fondamentale se effettuiamo una lettura attenta dei racconti mitici sull'approvvigionamento dei metalli alla nostra città.

Mario Cabriolu

Tartesso
nel mito
Tartesso
e la Sardegna
Il fiume Tartesso,
la via dello stagno
Tartesso
ed Erythia
Le città dell'isola
e la guerra
nel Mare Sardo
Conclusioni
Appendice :
Tartesso e La Bibbia
Bibliografia

NOTE

  1. Erodoto, Storie, libro IV.152

  2. Il termine gadir, come dichiara lo stesso Avieno, significava in lingua punica "luogo protetto da una cerchia difensiva", come dire "fortezza", città dotata di "mura"

  3. La parola deriva dal greco aornon, che significa senza uccelli, forse per le esalazioni nocive che si levavano dal lago, mortali per gli uccelli; da Aorno deriva Averno

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Tartesso